Una nota bibliografica: La moneta del comune

La sfida dell’istituzione finanziaria del comune


di GABRIELE TOCCACELI, in Sudcomune. Biopolitica Inchieste Soggettivazione, n. 1-2, 2016 (Ed. Deriveapprodi)


Il libro a cura di Emanuele Braga (ricercatore, artista e coreografo) e Andrea Fumagalli (professore di Economia politica all’Università di Pavia) si articola sostanzialmente in tre parti nel quale sono contenuti vari interventi sui circuiti di moneta complementare e sulle cripto-valute da parte di numerosi esperti o attivisti. Oltre ai curatori, Massimo Amato, Laurent Baronian, Domenico De Simone, Enric Duran, Marco Giustini, Giorgio Griziotti, Stefano Lucarelli, Christian Marazzi, Pekka Piironen, Denis Roio, Jerome Roos, Marco Sachy, Tiziana Terranova, Carlo Vercellone, Akseli Virtanen. 

Il libro, nasce in buona parte da alcuni eventi che si sono tenuti nel corso del 2014: il Convegno sulla moneta del comune tenutosi a Milano (21 e 22 giugno 2014), il workshop su Algoritimi e Capitale ospitato dalla Unità di Ricerca e Cultura Digitale del Goldsmiths College di Londra (20 gennaio 2014), il lancio del progetto europeo D-Cent (Londra, 31 marzo 2014), l’esperienza della Robin Hood Minor Asset Management Cooperative (discussa tra l’altro a Dublino dal 17 al 20 novembre 2014) (1).

In questi incontri i partecipanti hanno cercato di analizzare criticamente il processo globale di finanziarizzazione e i nuovi meccanismi di dominio capitalista, cercando al contempo di riflettere sulla possibilità che un circuito finanziario alternativo possa rompere l’egemonia e la governance finanziaria che quotidianamente si esercita sulle nostre vite. 

Partendo da un approccio analitico eterodosso, i contributi raccolti nella prima parte del volume, offrono una breve disamina della grave situazione economico-finanziaria che si è palesata dopo la crisi del 2008, delle conseguenti politiche di austerità imposte dalla Bce e dalla Troika da cui sono scaturiti tagli drastici al sistema di welfare state europeo, infine della crescente precarizzazione del lavoro e della vita. D’altra parte, la progressiva finanziarizzazione dell’economia è sempre più orientata verso una polarizzazione delle ricchezze. In particolare, vengono evidenziati i cambiamenti avvenuti negli ultimi decenni relativamente ai processi di accumulazione capitalistici e al ruolo che la moneta può svolgere in questo ambito, cercando poi, nel corso delle trattazioni, di individuare possibili soluzioni alternative volte a contrastare le perverse logiche finanziarie dominanti e a elaborare esperimenti di cripto-monete e/o circuiti finanziari che siano al servizio del comune. Questo concetto, che può in effetti apparire poco chiaro, viene definito dagli autori, seguendo alcune proposte avanzate per esempio in Italia da Ugo Mattei e da altri giuristi che hanno vissuto l’esperienza della Commissione Rodotà (2) – come uno specifico modo di organizzare il lavoro, la relazionalità e la cooperazione e parallelamente rappresentino una forma di contro-potere rispetto all’oligarchia finanziaria. Nel proporre questa definizione viene anche avanzata una critica alla teoria ostromiana dei beni comuni: essa sarebbe viziata da alcuni dei difetti tipici della teoria economica standard della quale adotta alcuni dei postulati teorici; tra questi vi è la concezione della neutralità della moneta che, come è noto, è concepita semplicemente al pari di uno strumento tecnico che facilita gli scambi. La moneta, invece, ribadiscono gli autori del volume, è l’espressione di rapporti sociali di potere. Prendere le distanze dalla teoria dei beni comuni consente di ripensare sin da subito il ruolo della moneta: non più un tabù, ma un disegno modificabile e adattabile agli scopi perseguiti. Questo argomento prende piede all’inizio del libro e rappresenta il nervo che intreccia tutto il percorso analitico successivo. 

Come mostrato dalle teorie della moneta endogena di matrice circuitista o post-keynesiana – che sono implicitamente o esplicitamente richiamate negli interventi di Baronian e Vercellone, Marazzi, Fumagalli e Amato – la moneta non è qualcosa di neutrale (3): sulla base delle sue caratteristiche essa incide sui modi di produzione, di estrazione del valore, sull’organizzazione economica e sulla vita in generale delle persone. 

«La moneta definisce un rapporto sociale di potere all’interno dei meccanismi di produzione e valorizzazione, ovvero di accumulazione capitalistica, e di conseguenza, in quanto strumento di potere, non può essere considerata una variabile economica neutrale». (A. Fumagalli, p. 47).

Si legge ancora: 

«La merce e la produzione non sono, per il capitale, che semplici mezzi per raggiungere questo scopo, vale a dire l’accumulazione della moneta per se stessa, al fine di aumentare senza sosta il potere di comando che la moneta gli conferisce sulla società e sul lavoro permettendogli, appunto, di appropriarsi in modo diretto e indiretto del plusvalore» (L. Baronian e C. Vercellone, p. 30). 

Nel capitalismo contemporaneo si assiste, infatti, a una costante estensione dei tempi di lavoro, al di fuori dell’orario ufficiale di impiego, il che coinvolge i tempi sociali e la relazionalità delle persone per sottometterla alla creazione di plusvalore continuo delle imprese. In particolare i contributi di Baronian e Vercellone, Fumagalli e Marazzi, evidenziano come vi sia un’enorme massa di lavoro non riconosciuta e non retribuita. 

Esemplificativo è il fatto che poche grandi multinazionali americane, controllando gran parte dell’infrastruttura materiale e immateriale di Internet, espropriano questo spazio comune e trasformano in merci le creazioni e le identità numeriche degli utilizzatori.

«Le principali società nel settore del networking stanno investendo nell’enorme mercato del controllo dei big data, accumulando archivi di comportamenti umani. La merce più preziosa è questa intelligenza sociale, e il modo di catturarla è fatto di algoritmi, software, dispositivi hardware che ci circondano ormai costruendo il nostro ambiente quotidiano» (E. Braga, p. 113).

Per rompere questa subordinazione costante alle logiche dell’economia finanziaria e cancellare l’abusiva identificazione storica che il capitalismo ha stabilito tra lavoro salariato e accesso al reddito, viene avanzata nel libro una proposta particolare e innovativa di Reddito sociale garantito. Quest’ultimo dovrebbe consentire agli individui di riappropriarsi del proprio tempo e di dedicarlo ad attività che non hanno altra finalità che in se stesse (non produttive quindi di valore e plusvalore nell’ottica capitalista) e di mettere in comune le conoscenze e l’intelletto ai fini cooperativi. 

Gli autori, quindi, nell’obiettivo di rompere il circolo vizioso che fa della vendita della forza-lavoro la condizione privilegiata di accesso al reddito, nel corso del testo studiano e descrivono come nuove logiche di creazione e circolazione monetaria possano dare il loro contributo in questa direzione.

Uno degli autori, Massimo Amato, a tal proposito rammenta gli insegnamenti che si possono trarre dalla proposta del Bancor di Keynes, avanzata nel 1944 alla Conferenza di Bretton Woods e fondata essenzialmente sul principio del clearing:

«Keynes pensa a una camera di compensazione fra Stati per regolare gli scambi internazionali. […] La nostra idea [è] di creare una moneta complementare che [possa] essere utilizzata dalle imprese locali al fine di soddisfare una domanda finale per far fronte ai bisogni di noi tutti. La novità principale [consiste] nel costruire una rete di imprese che [comincino] a cooperare fra loro utilizzando parte di questo credito di tipo mutualistico, anche per includere i lavoratori nella camera di compensazione versando una parte del loro stipendio mensile». (M. Amato, pp. 82-83).

De Simone e Giustini fanno invece riferimento alle idee di Gesell e in particolare al meccanismo del demurrage, il tasso di interesse negativo applicato alla moneta al fine di velocizzare gli scambi ed evitare lo svolgimento della funzione di riserva di valore, inibendo quindi la tesaurizzazione. Da queste idee nacque negli anni Trenta l’esperienza del Wir svizzero e di altre monete complementari tutt’ora esistenti. 

Alcuni degli autori, però, sottolineano che una moneta che sia in grado di superare le logiche di dominio riscontrabili nel sistema capitalistico non deve essere produttiva esclusivamente di valori di scambio – quindi marxianamente un modo per misurare lo sfruttamento della forza lavoro – ma soprattutto di valori d’uso. Alcune monete complementari, ripropongono le relazioni di sfruttamento capitale-lavoro cadendo quindi nell’equivoco di illudersi di rappresentare un’alternativa valida.

Nella seconda parte del testo, gli interventi di Stefano Lucarelli e di Massimo Amato si concentrano sull’analisi di alcuni casi studio: le cripto-monete e le camere di compensazione locali multilaterali. Vengono descritte le caratteristiche e le modalità di funzionamento di alcune esperienze di camere di compensazione locale come il Wir, il Sardex e il Sonantes. Circa le cripto-monete e le valute digitali, in particolare il Bitcoin (BTC), gli autori mettono in evidenza, con acutezza, le ambiguità presenti nell’effettivo funzionamento dei circuiti monetari in essere che tendono a privilegiare la funzione speculativa della moneta su quella transattiva. Aspetto che invece viene preservato dalle monete complementari ispirate alla logica della compensazione multilaterale.

Non vengono d’altro canto trascurate le potenzialità insite nei meccanismi peer to peer, fondati su sistemi open-source. Il BTC, non è solo una moneta digitale priva di un ente centralizzato o di una banca centrale che lo governi, ma rappresenta un insieme di infrastrutture tecnologiche innovative in ambito monetario. Resta quindi aperta la questione relativa all’utilizzo della piattaforma BTC per agevolare esperienze di monete digitali complementari che non agevolino la speculazione finanziaria. Occorre sottolineare anche che la presenza dell’algoritmo matematico che governa l’emissione di BTC rende estremamente difficoltoso per l’utente comprendere a pieno il funzionamento della valuta elettronica, con la possibile conseguenza che la fiducia e il controllo democratico sulla governance del sistema diventino elementi secondari o nulli. Va comunque ribadito che, seguendo le argomentazioni di Sachy e Jaromil,  il BTC  rappresenta un’innovazione che apre la strada a derivazioni, le quali potrebbero correggere i difetti sottolineati dagli autori nel corso del libro. 

Gli interventi volti a descrivere le cripto-monete e a svelare i pro e i contro delle stesse, risultano in alcuni casi estremamente tecnici, dando per scontato che il lettore conosca alcuni concetti o termini propri soprattutto del mondo informatico. Le tematiche e problematiche affrontate offrono sicuramente una visuale nuova che porta chi legge a conoscere e approfondire delle strade poco battute in ambito accademico e/o politico nel cercare risposte ai mali che affliggono il sistema economico ufficiale.

L’aver colto e fatto emergere, nel libro, le innovazioni del capitalismo nella fase di acquisizione del valore e sfruttamento del lavoro, consente di evidenziare che Internet rappresenta un nuovo spazio, fondamentale, di imprenditorialità e mercificazione. Si tratta di prospettive analitiche che, coscienti dei grandi cambiamenti del sistema economico-finanziario, forniscono spunti di riflessione diversi da quelli generalmente affrontati dai libri accademici ortodossi e offrono nuove potenziali soluzioni e nuove modalità di emancipazione dalle dinamiche di sfruttamento a cui si cade quotidianamente, e spesso inconsapevolmente.

L’innovazione tecno-politica del Bitcoin balza agli occhi del lettore, il quale leggendo il libro sarà attratto dal cercare di capire se e in che modo possano esserne risolti gli aspetti negativi e come possa essere evitato l’utilizzo di tale strumento per fini criminali o poco trasparenti. 

Si tratta di un testo, ben strutturato, che suscita curiosità per le particolari tematiche affrontate, le quali sono discusse da esperti di riferimento. 

Il libro, lascia aperti numerosi interrogativi, d’altra parte fornisce gli strumenti concettuali di base per poterli approfondire. 

Una domanda fra tutte che emerge dalle righe del testo è: possono gli strumenti descritti nel libro in futuro incidere significativamente sulle storture economiche attuali, ridando centralità all’uomo, oppure saranno relegati a ruoli secondari rispetto alle forme tradizionali di lotta e rivendicazione? 

Infine, è possibile ripensare il denaro e ridisegnarlo nei suoi vari aspetti? È possibile realizzare la moneta del comune e con quali caratteristiche?

NOTE

(1)  Cfr. rispettivamente, http://www.macaomilano.org/appuntamenti/convegno-moneta-del-comune, https://values.doc.gold.ac.uk/blog/3/, http://dcentproject.eu/2014/03/d-cent-launch-event-re-imagining-democracy-and-currency-in-europe/, http://www.robinhoodcoop.org/. Cfr. anche T. Terranova, Introduction to Eurocrisis, Neoliberalism and the Common in Theory, Culture & Society, vol. 32, December 2015, pp.5-23; S. Lucarelli, M. Sachy, K. Brekke, F. Bria, C. Vercellone e L. Baronian, Field research and user requirements Digital social currency pilots, http://dcentproject.eu/wp-content/uploads/2014/06/D3.4-Field-researchcurrency_FINAL-v2.pdf , D3.4, June 2014; P. Piironen – A. Virtanen, Democratizing the Power of Finance, in G. Lovink, N. Tkacz e P. de Vries, a cura di, MoneyLab Reader: An Intervention in Digital Economy, Institute of Network Culture, Amsterdam 2015.

(2)  Cfr. Commissione Rodotà per la modifica del Codice Civile in materia di beni pubblici, 14 giugno 2007, Relazione e Proposta dell’articolato, https://www.giustizia.it/giustizia/it/mg_1_12_1.wp?facetNode_1=0_10&facetNode_2=0_10_21&previsiousPage=mg_1_12&contentId=SPS47617 e U. Mattei, Beni Comuni. Un manifesto, Laterza, Roma-Bari 2011.

(3) Baronian e Vercellone richiamano in particolare le interpretazioni circuitiste di Marx su cui in Italia hanno dato contributi importanti Graziani e i suoi allievi, soprattutto negli anni Ottanta. Cfr. A. Graziani, La teoria monetaria della produzione, Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, Arezzo 1996; e Bellofiore, Forges, Davanzati e Realfonzo, Marx inside the circuit: discipline device, wage bargaining and unemployment in a sequential monetary economy in «Review of Political Economy», vol. 12, no. 4/2000, pp. 403-417. C. Marazzi rinvia invece alla scuola di Digione, cfr. B. Schmitt, Teoria unificata della moneta, ed. italiana con Introduzione di B. Figuera, Liguori, Napoli 1992 (ed. originale, Théorie unitaire de la monnaie, nationale et internationale, Edizioni Castella, Albeuve 1975). Fumagalli richiama l’estensione del circuito monetario, proposta da più autori dopo la crisi del 2008, per descrivere un’economia finanziaria di produzione, cfr. A. Fumagalli e S. Lucarelli, A financialized economy of production in «International Journal of Political Economy», vol. 40, no. 1/2011, pp. 48-69. Amato richiama in particolare l’International Clearing Union proposta da Keynes a Bretton Woods, cfr. J.M. Keynes, Eutopia. Proposte per una moneta internazionale, a cura di L. Fantacci, et.al edizioni, Milano 2011.