da (salentometropoli.it,ottobre 2018)
La questione TAP non è esclusivamente locale e non si riduce al discorso del deturpamento della costa di San Foca, ma rappresenta una questione globale, legata principalmente all’impatto sul clima che potrebbe avere questa mastodontica opera, che costituisce solo la parte finale del Corridoio sud del gas, che attraverserà ben 5 Paesi.
I cittadini non cedono di un passo nei confronti del Governo Conte, che ha nelle mani le sorti del progetto TAP, con un’iniziativa dietro l’altra, mobilitandosi e chiedendo il rispetto del diritto umano al clima e del dovere di informarli sulle emissioni climalteranti di TAP.
Il gas ha un impatto sul clima bene maggiore rispetto all’anidride carbonica. Ieri, 24 ottobre, 17 associazioni salentine, gli avvocati Elena Papadia, Raffaele Cesari, prof. Michele Carducci e diversi cittadini hanno sottoscritto un appello urgente al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al vicepremier Luigi Di Maio, al MinistroBarbara Lezzi e ad altri esponenti del Governo e del Parlamento, per il rispetto del diritto al clima, nell’ambito del diritto costituzionale ed europeo ed in funzione degli impegni assunti dall’Italia con l’accordo di Parigi sul Clima (2015), nelle decisioni che adotteranno sulla prosecuzione o meno del progetto TAP.
Questa iniziativa segue altre attività, tra cui quelle esperite ad integrazione delle osservazioni già presentate successivamente all’incontro informale tenutosi a Roma il 15 ottobre scorso, al quale le associazioni di cittadini non erano state invitate. Con questo appello si tiene a ribadire l’indefettibilità del dovere del Governo e dello Stato italiano di risolvere la questione ‘nel rispetto rigoroso e non derogabile del diritto umano al clima e del diritto umano alla completa informazione sulle emissioni climalteranti.’
Nella premessa ‘di fatto inconfutabile’ si legge che ‘la decisione sul gasdotto TAP è un atto politico sugli effetti climalteranti di lungo periodo per l’Italia, che ricadranno sulle presenti e future generazioni, in controtendenza o meno con gli impegni dell ‘Accordo di Parigi sul clima del 2015 e in difformità o meno con le policies suggerite dal rapporto speciale ONU dell’IPCC di ottobre 2018.’Il documento richiama il Governo alle sue responsabilità, ricordando che si tratterà di ‘una decisione al bivio tra coraggio verso le presenti e future generazioni, nella intertemporalità dei cambiamenti climatici, e disimpegno, in nome di meri accertamenti tecnico-giuridici di contingenza dell’oggi e abdicazione a favore delle sole ragioni economiche della Multinazionale TAP.’
Insomma, da quanto asserito, da un lato ci sono interessi di lungo periodo che investe le future generazioni (effetti sul clima), dall’altro ci sono le ragioni di una multinazionale ed una valutazione che guarda solo agli effetti immediati (come i costi, non dimostrati, di abbandono dell’opera). Questo è il bivio.
Nel documento viene anche sottolineato che nemmeno TAP nega l’impatto climalterante della sua opera, ma afferma la sua “utilità” in un’ottima di “transizione energetica”, prima di passare interamente al rinnovabile.
Ma ‘il Rapporto speciale ONU dell’IPCC, consegnato in ottobre 2018, fornisce ormai evidenze scientifiche rilevantissime di schiacciante confutazione di tale possibilità. Per un’opera come TAP, è ormai inesorabilmente sopravvenuta – si legge nell’appello – una situazione di anacronismo della sua efficacia energetica per il clima e della sua strategicità rispetto ai drammatici scenari del prossimo dodicennio, descritti dall’IPCC dell’ONU.’
Poi prosegue:
‘Si tratta di decidere a chi far pagare, in termini esistenziali ed economici, gli effetti di tale cambiamento di scenario:
- se ai Cittadini presenti e futuri, essendo le effetti climalteranti esternalità esclusivamente negative e non compensabili;
- oppure a nessuno, salvando il presente e il futuro climatico dell’Italia e dato che neppure TAP può negare l’evidenza scientifica del cambiamento di scenario.
Per tale ragione, tra l’altro, la questione TAP non può essere affatto paragonata alla questione ILVA, dato che TAP è un’opera largamente incompleta, come certificano le rilevazioni di “Ramboll Environ” per conto proprio di TAP, e non ha ancora prodotto effetti climalteranti sul presente e sul futuro.’
Violazione Convenzione di Aahrus e di altre norme internazionali
Viene ricordato, innanzitutto, che né questo Governo, né i precedenti, hanno effettuato una analisi costi-benefici dell’opera, con ciò violando diverse norme europee e internazionali, e che questa analisi ‘non può essere ridotta alla semplice contabilità di eventuali “costi” di c.d. “penali” dovute a TAP o altri soggetti, in caso di ritiro delle autorizzazioni dell’opera, come invece ha preteso di sostenere il Sottosegretario al MISE sen. Andrea Cioffi, in occasione dell’incontro alla Presidenza del Consiglio del 15 ottobre 2018 con il Sindaco di Melendugno.’
In particolare, in base al Regolamento UE n. 347/2013, bisognerebbe anche tenere in considerazione gli obiettivi energetici e climatici entro il 2020 e dell’avanzamento verso un’economia a basse emissioni di carbonio entro il 2050, valutare gli impatti economici, sociali, ambientali (soprattutto rispetto all’effetto serra) e la resilienza a breve e lungo periodo del sistema gas.
Tutto questo non sarebbe stato fatto e non sarebbe possibile prima della necessaria revisione della Strategia Energetica Nazionale (SEN), ‘approvata dal precedente Governo e fondata sull‘equivoco di tradurre l’inglese “decarbonization” in “de-carbonizzazione” (in modo da non includere il metano come fonte da dismettere) invece che “de-fossilizzazione” (da carbonio, con evidente inclusione anche del metano)’. Inoltre occorrerebbe prima adottare il “Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici”, istituire la “Commissione nazionale per lo sviluppo sostenibile”, adeguare al “Goal 7” degli obiettivi ONU dello sviluppo sostenibile 2030, come certificato dal Rapporto ASVIS 2018, attuare il “Piano nazionale sulla biodiversità”.
Tra l’altro non sarebbe stata applicata da questo e dai precedenti Governi la Convenzione di Aarhus sui c.d. “tre pilastri della democrazia ambientale”, che prevede, oltre all’analisi costi-benefici, anche il confrontoeffettivo con le popolazioni locali, i territori nel Salento e i portatori di interessi diffusi.
Questo assunto sarebbe confermato anche al “Manuale di partecipazione”, adottato dal MISE, dalle dichiarazioni scritte della Lezzi e dei parlamentari M5S eletti in Salento, che hanno sottoscritto a marzo 2018 l’atto di “Impegno per la promozione della democrazia ambientale nel Salento e in Italia, in merito al Gasdotto TAP”.
Violazione “Contratto per il governo del cambiamento”
Di Maio e Salvini, hanno trovato un accordo per governare, fondato sul Contratto di governo del cambiamento, che per quanto riguarda la questione TAP è stato disatteso. In particolare si parla della necessità di una ‘attenta analisi e valutazione del rapporto tra costi e benefici, [per] le opportune decisioni con riferimento alla realizzazione e al completamento delle opere pubbliche di rilievo nazionale non espressamente menzionate nel presente contratto’ (tra cui TAP), e della necessità di un ‘maggior coinvolgimento e conoscenza dei temi ambientali… [per] “decarbonizzare” e “defossilizzare” produzione e finanza, … nei limiti indicati dal principio di sostenibilità … e per accelerare la transizione alla produzione energetica rinnovabile e spingere sul risparmio e l’efficienza energetica in tutti i settori’.
Secondo i sottoscrittori dell’appello, ‘il rispetto rigoroso dei metodi indicati nel “Contratto” avrebbe potuto rimediare a questa mortificazione cittadina’, che consiste nella mancata considerazione delle “preoccupazioni del pubblico” e che ha prodotto la violazione di diritti fondamentali come il diritto al clima, alla salute, alla vita, ad un ambiente salubre, anche delle future generazioni, oltre che del consenso democratico. Inoltre sarebbe stato leso ‘il diritto umano alla effettiva e non comprimibile informazione cittadina sulle emissioni climalteranti‘.
Le richieste
A questo punto i sottoscrittori dell’appello, richiamano il Governo al rispetto del Contratto di governo, alle responsabilità della mancata effettiva analisi costi-benefici, chiedendo di valutare il nesso tra la dannosità/inutilità dell’opera TAP (dichiarata e riconosciuta dagli stessi esponenti del Governo) e i doveri istituzionali; di verificare se Ministero dell’Ambiente ha tenuto effettivamente conto del diritto umano al clima delle presenti e future generazioni, come richiesto, di garantire l’interesse pubblico primario a informare tutti i Cittadini italiani sugli effetti comunque nocivi delle emissioni climalteranti di un’opera come TAP e della loro dannosità; ‘di coniugare i principi di precauzione, prevenzione e sostenibilità, già presenti nella legislazione italiana ed europea, con quello di “non regressione”, contenuto nell’Accordo di Parigi sul clima, … in ragione della natura irreversibile dei cambiamenti climatici.’
Solo a queste condizioni, secondo gli appellanti, verrebbe scongiurata ‘la certa lesione dei diritti umani al clima delle presenti e future generazioni’. Se non sono soddisfatte, allora si chiede di sospendere qualsiasi determinazione, di provvedere con urgenza alla revisione de della Strategia Energetica Nazionale (SEN), all’adozione del “Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici”, dell’istituzione della “Commissione nazionale per lo sviluppo sostenibile”, all’attuazione del “Goal 7”, e di evitare decisione che eludano il tema degli effetti climalteranti.
Infine il Governo viene invitato a adottare il principio di prudenza e attendere l’esito dell’incidente probatorio richiesto dalla Procura di Lecce sull’applicazione della c.d. “normativa Seveso” e gli esiti negoziali del vertice sul clima COP24 in Polonia, con l’avvertimento che in mancanza ‘il disimpegno del Governo e la conseguente omissione dolosa dello Stato italiano si tradurrebbero’ in un illecito costituzionale, europeo, internazionale e soprattutto in ‘una forma esplicita di “cattura del regolatore” da parte di TAP, in quanto l’interesse pubblico alla salvaguardia dei diritti umani al clima e alla informazione dei Cittadini sulle emissioni climalteranti verrebbe sacrificato agli interessi privati di TAP e persino a quelli contrattuali delle c.d. “clausole penali”, pur nella consapevolezza, fornita dal citato Rapporto speciale ONU dell’IPCC, della dannosità/inutilità di nuove opere fossili climalteranti e dei propri doveri di vigilanza e prevenzione.’
In questo quadro il premier e il Governo ‘non possono sostenere di non sapere né di non potere’, concludono, sostenendo in particolare che ‘di fronte all’interesse superiore della salvaguardia climatica delle presenti e delle future generazioni, l’Accordo trilaterale Italia-Albania-Grecia del 2013, a base della legittimazione dell’opera TAP, acquisisce illegittimità sopravvenuta per cambio straordinario di circostanze di fatto (per di più acclarate dall’ONU), come ammesso dalla Convenzione di Vienna sui Trattati.’