di PLATEFORME D’ENQUETES MILITANTES (in Dinamopress, dicembre 2019)
Lo sciopero generale del 5 dicembre in Francia contro la riforma delle pensioni voluta dal presidente Macron ha raggiunto adesioni altissime sia nel settore pubblico che in quello privato. Ma oltre il dato sindacale, le mobilitazioni stanno attingendo a un immaginario del conflitto inaugurato dal movimento dei Gilets Jaunes
La dimensione dello sciopero del 5 dicembre è stata storica, sia nel settore pubblico che in quello privato. La stessa portata, più o meno a seconda del settore, del primo giorno di quello del 1995. Mentre ci troviamo in una situazione sociale e politica completamente differente.
Infatti, non solo ci siamo arrivati dopo tre pesanti sconfitte sindacali (Legge sul lavoro I e II nel 2016-17 e taglio dei “rami secchi” ferroviari nel 2018), ma siamo anche nel bel mezzo di una rivolta popolare tanto inaspettata e straordinaria come quella, ancora in corso, dei Gilets Jaunes.
Le cifre degli scioperi sono state diffuse e sono impressionanti. In nessun altro contesto nazionale appare una tale disponibilità a smettere di lavorare e protestare contro la gestione neoliberale della crisi. Il Ratp intersyndicale [sindacato dei trasporti nell’area metropolitana parigina] ha incrociato le braccia e lo farà fino a lunedì incluso. I lavoratori/trici della Sncf [ferrovie pubbliche] sono sulla stessa lunghezza d’onda e il trasporto ferroviario sarà in gran parte interrotto per l’intero fine settimana ed è probabile che diverse sezioni sindacali di base in questi due settori chiave e combattivi prolungheranno lo sciopero ben oltre questo lungo fine settimana di lotta. Questo produrrà un vero e proprio blocco metropolitano che durerà diversi giorni.
Molto importanti sono inoltre gli scioperi nel ramo dell’energia – elettricità, petrolio e nucleare. In questi settori strategici, lo sciopero è stato molto seguito: l’80% in alcune centrali nucleari, il 44% dei dipendenti EDF [corrispettivo del nostro ENEL] e tra le 8 raffinerie di Francia 7 sono state quasi completamente bloccate, così come dodici depositi petroliferi su 200. ma lo sciopero è stato anche forte nel trasporto aereo (con la cancellazione del 30% dei voli), nell’istruzione (circa il 75% in tutta la Francia), nel servizio civile (circa il 32%) e nella sanità (16%). Grande la presenza di vigili del fuoco, i cui petardi hanno scandito le marce.
Anche le cifre delle manifestazioni sono impressionanti: più di 250 in tutta la Francia, con 1,5 milioni di persone mobilitate (800.000 secondo il Ministero dell’Interno che, per il primo giorno di manifestazioni del 1995, aveva registrato 500.000 persone). Al di là della disputa sui numeri, i cortei hanno dimostrato una forte determinazione a scendere in piazza e a farlo con determinazione, nonostante le minacce della polizia e la propaganda mediatica.
A Parigi, inoltre, abbiamo assistito a una grande dimostrazione di intelligenza collettiva costruita con pragmatismo tattico che ha permesso a tutti di attraversare il nord-est della capitale, riappropriandosi della città ed esprimendo alti tassi di conflitto. Nessuno aveva paura e un corteo di diverse centinaia di migliaia di manifestanti è arrivato a Nation, nonostante le tre ore trascorse bloccati a Boulevard Magenta.
In questi cortei – guidati da lavoratori/trici salariat* e precar*, disoccupat*, ma anche da student* universitar* e liceal*, Gilets Jaunes e da molti gruppi ambientalisti – i canti e le rivendicazioni sindacali si sono mescolati con quelli dei Gilets Jaunes: da «Macron dimettiti» a «Rivoluzione! Rivoluzione!». Il movimento dei Gilets Jaunes ha ormai segnato l’immaginario del conflitto in vasti strati della popolazione. E se negli ultimi mesi abbiamo visto svilupparsi in diversi settori del mondo del lavoro la stessa capacità dei Gilets Jaunes di auto-organizzarsi e di andare oltre le tradizionali forme di protesta sociale, il rilancio e la generalizzazione dello sciopero dipenderà dallo stesso spirito di autonomia e di iniziativa.
Un altro piacevole effetto giallo, accolto con favore da Martinez [segretario della CGT]: in molte piccole città e villaggi si sono svolte manifestazioni con qualche centinaio o 2-3.000 persone! Anche i caselli sono stati bloccati e i ronds-points occupati in varie località.
Nel frattempo, fino alla prossima grande manifestazione nazionale (in programma martedì 10 dicembre), è importante da un lato darsi da fare nei picchetti di sciopero e nelle assemblee dei lavoratori, dall’altro partecipare tutt* insieme alle prossime manifestazioni, a partire dall’Atto 56 dei Gilets Jaunes, sabato 7 dicembre, e, a Parigi, dalla manifestazione contro la violenza della polizia indetta dalle madri di Mantois a Barbès, domenica 8 dicembre alle 14:00.
[Il primo ministro Philips ha parlato alle ore 15 di oggi venerdì 6 dicembre, confermando l’impianto della riforma ma aprendo alla possibilità di negoziazioni settoriali su regimi speciali. Risposta ovviamente rispedita al mittente: lo sciopero sarà prolungato fino a martedì].
Post apparso sulla pagina facebook della Plateforme d’Enquêtes Militantes
Traduzione a cura di DINAMOpress