Appunti sulle recenti lotte a Cosenza

di CARLO CUCCOMARINO

LE LOTTE SONO I PRINCIPALI INDICI DELL’INNOVAZIONE E DELLA CREATIVITÀ’ NELLA CITTA’ CALABRESE E NEL RESTO DEL TERRITORIO REGIONALE

Dopo il 6 novembre scorso, data dell’entrata in vigore della zona rossa in Calabria,molte sono state le proteste:presidi e manifestazioni che si sono distribuite in Calabria e che ha visto coinvolto soprattutto la città di Cosenza. Commercianti, lavoratori dei servizi, negozi, bar, ristoranti, tutte le figure sociali e lavorative più coinvolte e motivate dalla crisi pandemica hanno iniziato a manifestare.

Cosenza, di fatti, presenta una parte consistente di queste figure lavorative all’interno della propria economia che si regge sul lavoro nella pubblica amministrazione e dei servizi pubblici e privati. Tutti soggetti diversi tra di loro e molteplici dove la precarietà sembra essere l’unica identità di appartenenza.

Sono dunque queste figure sociali e lavorative ad aderire ed essere portatrici di interessi materiali all’interno di queste mobilitazioni che partono dalla chiusura delle attività lavorative stesse verso una mobilitazione più allargata che vede al centro delle sue rivendicazioni la cura di un settore pubblico come la sanità?

Partire da un’analisi materiale di questa moltitudine composta da innumerevoli differenze interne, differenze di cultura, genere e sessualità, ma anche di differenti lavori, differenti stili di vita, differenti visioni del mondo, differenti desideri che non possono essere ridotte a una unità o a una identità. Dicevamo, partire da un’analisi materialista di questa moltitudine ci permette di cogliere la natura sempre più sociale della produzione.

Capire dunque cosa e come questa moltitudine produce e cosa produce, diventa fondamentale per il prosieguo, la crescita, la generalizzazione e l’incidenza delle lotte stesse. In primo luogo, la moltitudine, produce socialmente,in secondo luogo, i suoi prodotti non sono solo beni materiali e immateriali, la moltitudine di fatti produce la società stessa. La produzione sociale di questa moltitudine, in questo duplice senso è il fondamento di queste mobilitazioni,ma anche della costruzione delle relazioni sociali alternative. La pandemia, dunque, rimette al centro dell’agire politico di tutti noi la rilevanza assoluta dei fattori ambientali e sociali come cause di moltissime malattie tra cui lo stesso coronavirus e la questione del Welfare a partire dalla salute e quindi dalla priorità che la sanità pubblica può avere in una società della cura. Di fatti tra i soggetti in lotta molti dovrebbero essere quelli interessati ad una sanità pubblica che funzioni e garantisca il diritto alla cura.

La Calabria, come ben si sà, è dominata da una infima minoranza che governa la vita di molti di noi ed estorce il valore sociale di coloro che producono e riproducono la società. La nostra regione, come il mondo intero, è costruito dalla cooperazione sociale, ma diviso dal dominio delle classi dirigenti, della loro passione cieca per l’appropriazione e dell’insaziabile sete per l’accumulazione della ricchezza. Tutto ciò ha distrutto il sistema sanitario pubblico a favore della sanità privata che garantisce lauti guadagni e pacchetti di voti. Alcune famiglie nella nostra città hanno costituito quel sistema clientelare che ha garantito in questi ultimi decenni il loro potere politico e il loro modo di governare avviando collateralmente dal “basso” una ricerca della verità,che vediamo comunque dipanarsi all’interno delle stesse mobilitazioni autoprodotte in questo mese di novembre, dove è più evidente che il potere di fare e di produrre, diventa indice di verità.

C’è da chiedersi allora quando e di quanto la produzione autonoma di soggettività è resa possibile? Quanto di questo processo, oggi, è stato reso possibile? Noi dobbiamo costruire le lotte dando vita alla produzione di soggettività. Ciò significa che dobbiamo guardare il mondo in basso, là dove le persone si trovano a vivere. In 9 mesi quanto di tutto ciò è stato fatto? Quello per certo che sappiamo che nessuno ha messo in campo gli interventi necessari di un welfare che è destinato a costituire un terreno cruciale di scontro e mobilitazione nei prossimi mesi e anni, già attorno alle decisioni che verranno prese sulla sanita e su quella calabrese in particolare e sull’uso delle risorse europee. Occorre dunque aggiornare la riflessione attorno a questi temi,ripensando le politiche sociali e lo stesso concetto di welfare alla luce delle profonde trasformazioni intervenute negli scorsi decenni e della stessa sfida posta dalla pandemia.