di ELISABETTA DELLA CORTE (in Contropiano.org, novembre 2016)
C’è un bel film-documentario del 1996, The dockers of Liverpool, di Ken Loach1, che racconta della grande protesta dei portuali inglesi iniziata a metà degli anni novanta, nel 1995, e finita tre anni dopo nel 1998. Nel settembre del 1995, nel giro di pochi giorni, dal porto di Liverpool erano stati licenziati, prima da una compagnia satellite della Mersey Docks and Harbour Co e poi da quest’ultima, complessivamente circa 500 portuali perché si erano rifiutati di lavorare solidarizzando con altri lavoratori, ingaggiati da ditte esterne, in lotta contro la precarizzazione, la maggiore flessibilità del lavoro, la riduzione delle retribuzioni e l’aumento del dispotismo padronale. La grande protesta partita da Liverpool guadagnò la solidarietà di migliaia di portuali nel mondo. La Mersey trovò nella maggior parte dei porti lavoratori che, in solidarietà con i portuali inglesi, si rifiutavano di caricare e scaricare le loro navi2. Un’efficace campagna di sensibilizzazione insieme alla cassa di solidarietà internazionale sostenne la lotta in quegli anni3.
Le previsioni sul fronte del porto erano quelle per cui, a fronte di un’imponente pressione internazionale, l’azienda avrebbe ceduto reintegrando le centinaia di portuali licenziati e non i soli 41 che aveva proposto all’inizio. Il caso volle però che, – per una legge introdotta pochi anni prima dall’allora primo ministro conservatore Margareth Thatcher, estimatrice di von Hayek, sostenitrice e realizzatrice della svolta liberista inglese, la famosa ‘Lady di ferro’ capace, nell’arco di un decennio, di smantellare miniere e porti a colpi di privatizzazioni e migliaia di licenziamenti riducendo all’osso i diritti conquistati dai lavoratori nei decenni precedenti4– era diventato illegale lo sciopero in solidarietà con dipendenti di altre imprese. Dopo quasi tre anni di lotte, con il labourista Tony Blair al governo, i portuali inglesi persero in seguito al voltafaccia del sindacato (T&GWU) che, secondo i lavoratori, aveva tradito la lotta. Tuttavia rimase il grande esempio, inatteso, di solidarietà internazionale dal basso, a fronte della globalizzazione imperante, per contrastare la precarizzazione del lavoro, la perdita dei diritti fondamentali e la fragilità del sindacato oramai piegato alla partecipazione e alla concertazione con il padronato.
All’incirca venti anni dopo la grande protesta di Liverpool, più a sud in uno dei maggiori porti del mediterraneo, la vicenda dei 442 portuali in esubero a Gioia Tauro5 rievoca, al di là delle differenze, delle sostanziali analogie con il caso inglese.
A Gioia Tauro, da mesi la trattativa con MCT – Contship per il reintegro dei portuali è ferma; i viaggi a Roma presso il Ministero dei trasporti e delle infrastrutture e l’apertura di un tavolo di trattative tra MCT, il sindacato e il ministero non hanno dato gli esiti sperati. L’impresa è ferma al reintegro di soli 40 lavoratori, il 10% dei portuali ‘dismessi’, mentre il resto, 400 lavoratori, dovrà confluire nella famosa ‘’Agenzia per il lavoro’’ che funzionerà grazie ai finanziamenti pubblici (circa 45 milioni di euro). Nei piani del ministero, l’agenzia dovrebbe diventare una sorta di ufficio di collocamento pronto ad offrire forza lavoro, just in time, nei picchi di produttività che caratterizzano il mondo dei porti, riducendo così i rischi dell’impresa terminalista e sgravandola di parte dei costi del lavoro. Il modello è quello dei cerchi concentrici, dove al centro si trovano i portuali direttamente impiegati dai terminalisti, e a seguire le imprese-bacino di forza lavoro da ingaggiare per assecondare la variabilità dei flussi del trasporto merci via mare.
Il secondo aspetto riguarda, invece, gli esiti disciplinari di questa vicenda. I 442 lavoratori da ‘spedire’ fuori dal porto, potrebbero essere scelti, spiega un operaio, anche in base alla produttività, l’assenteismo, la docilità nelle prestazioni lavorative. Così l’impresa userebbe, l’argomento della crisi del settore per liberarsi di una parte dei costi fissi del lavoro vivo e contemporaneamente allontanare le cosiddette ‘pecore nere’, ovvero, i portuali non supini verso i diktat padronali.
Dopo l’ultimo incontro a Roma in ottobre — a seguito di quei due giorni di sciopero, del 12-13, che avevano messo in seria difficoltà l’azienda–, la trattativa si è interrotta nei primi dieci giorni di novembre, dopo dell’ennesimo ‘pellegrinaggio’ a Roma e un inutile scambio di missive tra organizzazioni sindacali ed MCT, che continua a rifiutare il reintegro.
Nell’ultima riunione del Coordinamento dei portuali di Gioia Tauro del 14 novembre a Gioia Tauro si è deciso di non cedere al diktat dell’azienda, e si rinvia all’incontro previsto per il 17 di questo mese con MCT.
Intanto, mentre il Ministro Delrio si compiace, per ‘’aver sistemato i porti con le riforme e l’organizzazione’’ e si prepara ad intervenire su interporti e logistica, a Gioia Tauro la rabbia dei portuali per i mancati reintegri serpeggia sulla banchina. La partita, per il momento, rimane aperta, ancora una volta si giocherà sulla capacità di resistenza dei portuali di Gioia Tauro, sulla solidarietà dal basso, e sulla capacità di coinvolgimento6, a prescindere dalle appartenenze sindacali.
NOTE
1 Video The dockers of Liverpool https://www.youtube.com/watch?v=gal4LfmEfnQ ed ancora http://johnpilger.com/articles/what-did-you-do-during-the-dock-strike-
2http://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/0023656X.2016.1184046?journalCode=clah20
3 http://frontedelporto.jimdo.com/storia-history/ricordi-portuali-you-remember-port/
4 Sulle lotte che minarono la grande ristrutturazione capeggiata da Margaret Thatcher, primo ministro dal 1979 al 1990 leggi ‘The great strike’ di Alex Callinicos and Mike Simons, https://www.marxists.org/history/etol/writers/callinicos/1985/miners/;ed ancora l’articolo di Peter Turnbull sulla fase degli anni ’90 e le ricadute sull’organizzazione del lavoro http://www.maritim.uni-bremen.de/ports/global/TURNBUL.pdf ;
ed infine i commenti di un giornale conservatore http://www.nytimes.com/1984/09/19/world/national-dock-strike-ends-in-britain.html
5 Per info sul caso degli esuberi a Gioia Tauro leggi http://contropiano.org/interventi/2016/10/20/gioia-tauro-senza-gioia-fallimento-della-pianificazione-industriale-la-forza-dei-portuali-084874
6 http://frontedelporto.jimdo.com/lavoratori-portuali-in-rete-port-workers-online/